lunedì 23 novembre 2015

"Febbre" di Robin Cook, l'angelo del focolare e il Bosco dei Cento Acri

Buondì!
Negli ultimi giorni ho realizzato poche cose ma buone, ad esempio sono riuscita a finire "Febbre" di Robin Cook, il medical thriller di cui vi ho parlato nei post precedenti. E devo dire che non mi è dispiaciuto, anche se ero partita da una parabola ascendente che, da metà libro in poi... si è piegata verso il basso.  Di brutto.
Non perché il libro non sia bello o sia scritto male, ma c'è una cosa di cui l'autore (per i miei gusti personali, ovviamente) non ha tenuto conto: la promessa. Sì, perché quando si parte con un prologo spettacolare e una storia con basi solide e intriganti, il lettore si aspetta che quello sarà il tenore dell'intero libro, o almeno che queste promesse verranno mantenute lungo la trama e la struttura del romanzo. Purtroppo, in questo caso mi sono sentita un po' presa in giro dall'autore, perché se il prologo parte in ottava e la storia, fino a metà libro, ha al suo interno degli elementi di tensione notevoli (i rapporti contrastanti fra i vari personaggi, le cose non dette per motivi xyz da un personaggio a un altro, e via dicendo), da un certo punto in avanti si ha la percezione di un combustibile che è finito. E mi dispiace, perché le premesse (nonché promesse) erano davvero allettanti.

Ma andiamo con ordine: "Un medico impegnato nella ricerca sul cancro, riceve la terrbile notizia che la figlia è ammalata di una forma molto aggressiva di leucemia. E si accorge che troppi bambini e ragazzi si ammalano di rarissime malattie mortali. Sospetta che ci sia un agente contaminante e quando scopre che la locale fabbrica di plastica scarica i liquami nel fiume e nell'aria cerca di indagare e fa delle scoperte agghiaccianti".
Questa è, grossomodo, la trama. Charles, il medico ricercatore in questione, è un uomo dal carattere passionale che ha trovato nel lavoro e nella metodicità le armi per combattere l'impotenza di fronte prima alla morte della prima moglie per un linfoma, poi di fronte alla malattia della figlia, Michelle, colpita da una aggressiva forma di leucemia mieloblastica, la più mortale. Lui sta lavorando da anni a un processo di immunizzazione degli organismi rispetto alle cellule cancerogene, quando riceve l'orribile notizia. Nello stesso giorno, il direttore della struttura che lo finanzia come ricercatore lo obbliga a interrompere il suo lavoro, che lui percepiva come unica ancora di salvezza per restare lucido e avere l'illusione di esercitare il controllo su qualcosa, in favore di una ricerca alternativa su un farmaco chemioterapico altamente tossico, il Canceran, sul quale la struttura ha puntato tutta la sua credibilità. Lui non rivela questo problema lavorativo alla moglie, che quindi lo vede dall'esterno molto più nervoso del normale, con scatti d'ira che la spaventano; i medici dell'ospedale, poi, la portano con i loro timori a pensare che il marito possa essere sull'orlo di un esaurimento e la obbligano, con un ricatto psicologico e per il bene di Michelle, ad assumere la tutela della figlia alle spalle del marito, che non viene a sapere nulla della procedura legale fino a quando questa non è ormai compiuta. E poi... beh, e poi bisogna leggerlo.

Sì, perché il libro, pur con tutti i suoi difetti e la percezione di una storia che, da un certo punto in avanti, si avvita su se stessa, merita comunque una lettura. Non è adatto a tutti: ci vuole un minimo di preparazione medica per non volersi tagliare le vene durante i numerosi pezzi in cui Cook descrive minuziosamente i processi medici e immunologici, e in questo trovo una differenza, ad esempio, con "Preda" di Michael Crichton: nel suo (magnifico) romanzo le parti sulle nanotecnologie sono quasi sganciate dalla trama principale, tanto che il lettore può tranquillamente godere della storia senza approfondire troppo la sua conoscenza in merito. In poche parole, può saltare quelle parti (lo so, sto dicendo un'eresia per molti, ma capitemi) senza perdere più di tanto il filo della trama. Vero è che in "Preda" i pezzi sulla nanotecnologia sono molto più specifici e di difficile accesso per un profano rispetto a quelli di "Febbre" sulla medicina e sul cancro, ma in questo caso il lettore riuscirebbe con difficoltà a seguire la progressione della storia se decidesse di saltarle.
Quindi, ci sono delle note positive: i personaggi, le loro reazioni, la loro caratterizzazione, le tensioni che si creano fra di loro, le situazioni contestuali, lo stile di scrittura... e tutto questo pesa parecchio sul bilancio. D'altro canto, la storia da un certo punto in avanti manca di sostanza e combustibile e personalmente ho trovato difficoltà a seguirla senza saltare qualche pagina... non so se sia capitato anche a voi, sarei curiosa di scoprirlo.

Comunque, una volta finito "Febbre" ho deciso di dedicarmi a tutt'altro genere e ho iniziato "Anime gitane" della talentuosissima ma poco conosciuta Violet Trefusis, amante di Vita Sackville-West, entrambe elementi del triangolo letterario e amoroso Violet - Vita - Virginia Woolf. Dire che è splendido è dire poco: trattasi di una raccolta delle sue lettere alla donna amata, le cui risposte non sono presenti in quanto andate perse (probabilmente bruciate) per via del loro contenuto: non dimentichiamoci che stiamo parlando dell'amore fra due donne agli inizi del Novecento, periodo quantomai inadatto e violentemente repressivo rispetto a certe realtà. Il prototipo di donna era quello che Virginia Woolf, in un saggio, definì "the angel in the house", ossia una donna angelica, servizievole, senza desideri se non quello di accudire la prole e il marito, dedita alla famiglia e al focolare, disposta a ogni tipo di sacrificio: se per cena c'era un pollo, lei prendeva le zampe per sé; se in casa c'era uno spiffero, lei ci si sedeva davanti.
Capirete bene che questo prototipo mal si concilia con la passionale, focosa e bruciante di vita Violet Trefusis, una ragazza intelligente e piena di talento che trasforma in fuoco tutto ciò che scrive.

Accanto a questo testo, ho iniziato anche la lettura de "La strada di Winnie Puh" di Milne, secondo libro della saga che vede come protagonisti gli abitanti del celebre Bosco dei Cento Acri, situato geograficamente a pochi chilometri dalla casa di Milne e del suo bambino, Christopher Robin. Le storie del Bosco dei Cento Acri non sono altro che quelle che lui inventa per Christopher mentre giocano insieme ai suoi pupazzi preferiti: l'orsetto Puh, Tappo, Uffa, l'asino Isaia, Porcelletto (Pimpi nell'edizione Disney), Kanga, Roo, Tigro.
Può sembrare una storia solo per bambini, invece queste opere, tradotte in 25 lingue e pubblicate tra il 1926 e il 1928, si prestano a quella che io chiamo lettura a strati, o su livelli: il primo, che anche un bambino può capire, è quello della favola in sé, con i suoi protagonisti e le avventure che questi vivono tutti insieme. Il secondo, invece, solo un adulto potrebbe apprezzarlo e coglierlo: la patina di tristezza, di dolce nostalgia, che avvolge tutto il libro, le sue illustrazioni senza tempo e la stanca ma inesauribile mano del suo autore, padre di un bimbo che, presto, diventerà adulto e abbandonerà, come molti bambini, i suoi amici d'infanzia. E' un libro dolceamaro, di miele e di lacrime, che non può mancare nella vostra biblioteca.
Vi farò sapere più avanti le mie impressioni su entrambe le opere quando ne avrò letta una porzione più sostanziosa :-)

2 commenti:

  1. Ciao!
    Ho notato che hai cambiato look al tuo blog, mi è piaciuto un sacco!
    I libri allineati sugli scaffali fanno capire all'istante di cosa si parla sul blog, ma soprattutto mi è piaciuto il libro con le due pagine a forma di cuore, per una romanticona come me è il massimo! :)
    Non ho voluto leggere tutta la recensione su "Febbre" perchè ho intenzione di leggere il libro.
    Mi ha fatto piacere sapere che hai deciso di leggere "Anime gitane". Poi mi farai sapere...
    Mi è sfuggito un sorriso quando ho letto che l'altro libro che hai iniziato è "La strada di Winnie Puh", ma dopo aver letto le splendide parole che hai usato per presentarlo, devo dire di essermi ricreduta. In fondo ci sentiamo tutti ancora un po' bambini...

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    1. Eheh, sapevo che ti sarebbe piaciuto il dettaglio del libro :-D
      Colgo l'occasione per ringraziare l'autore del disegno dell'header che ne ha concesso il freeuse a tutti gli utenti del web.
      Non so se Anime gitane e La strada di Winnie Puh possano essere il tuo genere, ma sicuramente Febbre potrebbe interessarti. Te lo passerò, così mi dirai se hai avuto le mie stesse percezioni, leggendolo :)
      Sto valutando se modificare ulteriormente l'immagine di sfondo con i vari libri con una ancora più calda, ma devo dire che per ora mi piace molto questa nuova veste grafica del blog e spero che anche gli altri utenti mi faranno sapere cosa ne pensano :)

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