mercoledì 2 dicembre 2015

Per il ciclo recensioni librose: "Il ritorno del soldato" di Rebecca West

Buongiorno! :-)
Oggi mal di gola e torcicollo, ma la sete di libri è sempre viva.

Ho finito di leggere "Il ritorno del soldato" di Rebecca West, edito da Neri Pozza (la copia che avevo io era quella della biblioteca ed era molto datata, la casa editrice era differente) di cui avevo già parlato qui.
Bello. Qualche descrizione che si dilunga troppo, in perfetto stile anni 20, ma mi è piaciuto un sacco. Non solo per lo stile di scrittura scorrevole e per la semplicità della storia, che in poco meno di 130 pagine conduce per mano il lettore attraverso emozioni fresche e intense, ma anche per la profonda acutezza introspettiva che la West dimostra con i suoi personaggi.
Jenny, la protagonista e cugina della moglie del soldato, è l'occhio attraverso il quale vediamo gli eventi narrati: Chris, ragazzo trentenne che da tanto tempo lei adora con qualcosa di più di un semplice amore fraterno, parte per il fronte lasciando la moglie, Kitty, da sola nella grande dimora che condivide con la cugina e il marito. Dopo diverso tempo senza notizie, le due ricevono la visita di Margaret, una donna che disprezzano per il suo aspetto trasandato e di scarsa eleganza, che afferma di aver ricevuto un biglietto da parte di Chris e dei medici del fronte. Chris è malato e ha perso la memoria degli ultimi 15 anni di vita, perciò ora non ricorda nulla della moglie e pensa ancora di essere innamorato di Margaret, che conosceva tanti anni prima.
Da qui, la trama prosegue con... non ve lo dico. Eh già, eh già.

Rebecca West

Perché io vi consiglio davvero di leggere questo libro, di perdervi nei labirinti della regale dimora dei Baldry, labirinti che contengono segreti ma, soprattutto, che rappresentano perfettamente la personalità dei suoi abitanti: persone vuote, superficiali, che sul manierismo, sull'autocontrollo e su ciò che è ritenuto dagli altri "socialmente decoroso" hanno costruito tutta la loro vita. Kitty, sempre in abito bianco, come una perfetta sposa, perennemente delicata, melodrammatica e "in posa" di fronte alla macchina fotografica della vita, è l'emblema di tale famiglia; sua cugina, Jenny, pur animata da una interiorità più vivace della sua e da un desiderio confuso di stracciarsi la maschera di dosso per veder trionfare la genuinità rappresentata invece da Margaret, non è molto diversa da lei. L'aspetto esteriore di Kitty e Jenny non riflette affatto il loro sterile mondo interiore, e così è anche per Margaret, dove si verifica il fenomeno opposto: mani screpolate e arrossate dal lavoro, occhi sbiaditi, un brutto cappello che, come penserà Jenny verso la fine del libro, è l'emblema della sua condizione; tutto questo cela un cuore vivo, ancora in grado di donare amore e riceverlo, un animo puro, dolce, che nutre amore per tutto ciò che vede e che gode della semplicità delle piccole cose, da un tramonto alla sontuosa bellezza di un intarsio di legno. E' lei il vero angelo della casa, quello che Kitty è convinta di essere ma che può solo imitare nei gesti - sempre posati, sempre calcolati - e negli abiti candidi.

Chris è l'unico il cui mondo interiore viene sempre riflettuto con esattezza dal suo aspetto esteriore e dal suo atteggiamento: curioso fenomeno, questo, soprattutto alla luce delle convinzioni femministe della West. Non che queste debbano impedire di ammirare anche una figura maschile, ma trovo intrigante il fatto che tutte le donne della storia nascondano un segreto dentro di sé, un bocciolo di genere completamente diverso dai petali che mostrano al mondo, mentre gli uomini (sia Chris che lo psichiatra che appare a tre quarti della storia, dall'aspetto quantomai bizzarro) sono così come appaiono. La West voleva farci riflettere su questo? Intendeva che gli uomini sono creature semplici, obbligati dalla propria incapacità di ingannare il prossimo a mostrare sempre il loro vero io? E questo era per lei un elemento positivo oppure negativo?

Immagino che chiacchiereremo di tutto ciò al prossimo incontro del Club del libro della mia città. Non vedo l'ora. Per adesso ripongo "Il ritorno del soldato" e inizio a leggiucchiare "Teo" della Gentile, che promette grandi cose. Ma grandi davvero. 

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