domenica 28 febbraio 2016

[CHIUSO] Benvenuti al mio secondo GIVEAWAY LIBROSO *_*

Buonasera e benvenuti: i miei tre aiutanti pelosi vi invitano a partecipare al secondo giveaway di Capricci d'inchiostro! *_*



Da oggi fino al 4 Marzo (venerdì) avete tempo per partecipare e vincere gratuitamente questi libri, che vi spedirò a mie spese. Il vincitore avrà anche diritto, se gli farà piacere e ne farà richiesta, a una mia dedica personalizzata :3

Cosa fare per vincere questi libri?

Se partecipate solo sul blog (su FB troverete altre regole), allora ecco le regolette da rispettare:

1. Diventare sostenitori del blog tramite GFC

2. Scrivere almeno due commenti a diversi post sul blog TRANNE questo

3. Scrivere qui sotto un commento

E stop *_* nient'altro!

Io vi assegnerò progressivamente un numero e, allo scadere della mezzanotte di venerdì, estrarrò tramite random.org il vincitore, che comunicherò qui e contatterò privatamente ^_^

Spero di avervi fatti felici con questi due libri più segnalibro! Emoticon smile

Spargete la voce! :D

lunedì 22 febbraio 2016

Coriandoli sull'acqua, poesia e gli occhi dei marinai

Buondì! :D
Fra poco pubblicherò tre nuove foto nel post corrispondente sul blog (così come su FB) di fan per l'iniziativa #FACCEDALIBRO, chi non avesse ancora partecipato può inviarmi un suo autoscatto insieme al libro che sta leggendo al momento :3

A proposito: sto proseguendo nella lettura di "Wild" della Strayed, sempre molto bello ma, data la mia stanchezza degli ultimi giorni, non l'ho ancora terminato. In compenso, nel frattempo sto portando avanti la lettura di "Un avamposto del progresso" di Conrad, racconto molto bellino pubblicato da Adelphi. Sbirciando più in là nelle pagine ho scoperto che, in coda al racconto, c'è un breve saggio di analisi dello stesso corredato di immagini e fotografie: non vedo l'ora di leggerlo *-*

Ho anche una notizia di gaudio e tripudio da comunicarvi: cioè, di pre-gaudio e pre-tripudio nel caso in cui io riceva risposta positiva, ma è già un inizio. Ho scritto alla casa editrice indipendente free Sillabe di Sale, sulla quale ho letto tante esperienze positive da parte di svariati autori, per proporre la mia raccolta di poesie, intitolata temporaneamente "Coriandoli sull'acqua". SBAM. Che notiziona, nevvero?
Il fatto è che so che le poesie sono ben poco interessanti per il mercato librario attuale, ma dopo l'esperienza positiva con la Neri Pozza ho deciso che sarebbe stato un vero peccato, mentre scrivo il mio secondo romanzo, non curare come meritavano anche le mie poesie, che sono circa 50, e i miei racconti di genere horror/paranormale, che vorrei inviare alla casa editrice indipendente free Dunwich edizioni (il cui programma editoriale 2016, però, è tristemente concluso).
E così, ci ho provato. Beh, si vedrà come va a finire. Attenderò con piacere tutto il tempo necessario :)

Per ora sono nel momento più bello, quello in cui ho ancora gli occhi a cuore e spero, spero, spero, guardando oltre l'oceano come un marinaio che abbia lanciato una colomba verso l'ignoto e attenda di vederla tornare con un ramo verde nel becco.

sabato 20 febbraio 2016

Ci metto la faccia? No, ci metto il faccialibro!


Buongiorno.
Ammesso che lo sia, naturalmente. E' morta Harper Lee da poche ore e già c'è una nuova morte pesante, pesantissima: Umberto Eco. Sì, quello della citazione sul fatto che chi non legge vive una volta sola mentre chi legge vive 5000 vite. Quella che tutti condividono almeno una volta a settimana su Facebook. Avete presente? Lui.
Naturalmente c'è anche chi ha letto tutta la sua bibliografia (e non ho difficoltà ad ammettere che non è il mio caso: Eco è uno di quegli autori fenomenali che io, nella mia ignoranza, trovo difficilissimi da digerire) ma di fronte a morti simili e al fiorire di immagini e citazioni a tema su tutte le pagine FB, comprese quelle, chessò, sulla pesca sportiva, mi inacidisco sempre un po'.
Comunque, voglio condividere con voi un'idea che mi è venuta questa mattina. Vi copio pari pari il mio post sulla pagina FB.
Parto?
Parto.

"Questa mattina mi sono svegliata e sono andata in cucina.
Non erano neanche le sette, così ho deciso di accendere la tv. Film. Documentari. Il telegiornale.
Lì, vedo un servizio su un branco di ragazzine alle prese con una "gara di selfie" di fronte a una tomba di terra smossa dove, fino a poche ore prima, era stato sepolto un diciottenne, tale Vincenzo Amendola, assassinato con uno, forse due colpi di pistola alla testa da qualcuno che probabilmente ha a che fare con la camorra. "Ora faccio la foto così la mando a mia madre", diceva una ragazzina. Una foto. Dove è morto un ragazzo. A sua madre.
Spengo.
Accendo FB e trovo altre foto, mezze bufale e mezze vere (la parte drammatica la è), in cui dei turisti si sono fatti dei selfie con un delfino finché questo non è morto. O magari era già morto, chi lo sa?, ma si tratta comunque di una barbarie inaudita.

Così, anche se io per prima sono un po' allergica ai "selfie", ho deciso di provare a contrastare queste bestie umane con degli autoscatti un po' più ragionati, puliti e divertenti. Queste siamo io e mia mamma che mostriamo con orgoglio sia la nostra faccia, sia il libro che stiamo leggendo al momento. Questo è Facebook, in fondo, il "FACCIALIBRO". E allora mostriamo la faccia, mostriamo i libri, impugniamo la cultura come una spada sguainata contro l'abbrutimento e l'ignoranza.

Se vi va, fatevi una foto col libro che preferite e io sarò felicissima di aggiungervi all'album qui sulla pagina, così come sul blog.
Fatemi sapere se l'idea vi piace. Aspetto i vostri scatti :)"


La mia bellissima mamma
Io, in tutta la mia discutibile magnificenza
La mitica Lalla
La misteriosa Mariafelicia
Il disperato laureando Andrea

Il mitico Daniele!
Diletta e le sue letture... soprannaturali!
La super simpatica Irene

Daria e il mio ammmore Stephen King
L'intellettuale Simone

Maura, la sognatrice

Vincent... anzi, Ivano il matto :D
La dolcissima Laura

La tenera Francesca
Andrea e i suoi fantastici gusti librosi *_*

Manuela e la copertina più bella del mondo, guardate quant'è bella!

Carmelo e uno dei viaggi più appassionanti che ci siano!
La mia Erica patatosa *_*

La splendida Sabrina
Quella gran gnoccolona di Valentina *_*

giovedì 18 febbraio 2016

Gocce d'inchiostro #11: luoghi antichi, maschere africane e lo strano effetto dell'allegria

Buongiorno :3
Riemergo da una settimana davvero tosta, densa di impegni e che - glom - non è ancora finita per aggiornarvi sulle ultime novità:

1. Continuo a leggere "Wild" di Cheryl Strayed, perlomeno quando non crollo addormentata ancora con la luce accesa appena tocco il cuscino. La vecchiaia.
Questo libro mi trasmette una strana sensazione: come se mi ricordasse di un luogo di polvere, di strada cocente e ruvide spine di cactus, dove i tramonti infiammano il cielo come fuoco liquido. Sono mai stata in un posto simile? No. Eppure il richiamo persiste a ogni riga, come se conoscessi già quei panorami, e a ogni riga una parte antica di me riconoscesse vagamente un amico che credeva morto, o perduto.
Di pari passo porto avanti la lettura, pur con qualche difficoltà data la scarsità di tempo, di "Un avamposto del progresso" di J. Conrad. Mi piace da morire, specialmente per la capacità di Conrad di descrivere qualunque cosa con poche parole profonde, nere e taglienti come solchi in una maschera tribale africana.

2. Si avvicina il giorno in cui terrò la mia prima conferenza letteraria *_* mi viene da vomitare dall'ansia! Così, gaudiosamente! Sono stata invitata a chiacchierare del mio tema preferito, ossia la scrittura, da dove nasce e come si evolve, da dove partire per scrivere un romanzo, quali sono i crismi da rispettare... ammesso che ci siano. Burp. Dovrebbe tenersi nel mio paese verso metà marzo, ma ancora non conosco i dettagli. Vi terrò aggiornati!

3. Ho finito di revisionare un mio vecchio racconto lungo e devo dire che chi ne ha letta la nuova versione ne è rimasto molto colpito. In verità, anche a me piace la nuova versione. Stavo quasi pensando di provare a inviarlo alla Dunwich edizioni, che so pubblicare volentieri racconti lunghi di genere thriller/horror, ma non so se attendere di finire di revisionare anche gli altri cinque racconti per crearne una raccolta oppure no. Ci penserò ancora qualche giorno.

4. In realtà non pensavo che ci sarebbe stato un unto 4, ma poi ho pensato: glielo dico? Non glielo dico? E va bene, glielo dico! E così, eccomi qui a spifferarvi che ho intenzione di scrivere a un autore americano che ho amato alla follia per i suoi celebri libri sulla Route 66, Michael Wallis, per chiedergli se fosse interessato a una traduzione in italiano delle sue opere. Anche gratuita, non m'importa. Non sarebbe grandioso? Avere finalmente un libro in italiano sulla Route 66, e per di più magnifico come quello di Wallis? Per ora non esiste nulla del genere, solo la mitica "Guida alla Route 66" di Roberto Baggiani (di cui vi ho parlato qui e qui), della quale possiedo le fotocopie, ma che è uscita dal catalogo di qualunque libreria (reale o online) da circa 15 anni. Non sto nella pelle per l'emozione *-* e boh, speriamo che risponda positivamente.
Speriamo che risponda.
Speriamo.

domenica 14 febbraio 2016

"Io non sono ipocondriaca" di Giusella De Maria

Buonday!
Giorno gioiglorioso a tutti!
Oddio, la domenica in realtà per me è sempre una giornata un po' grigia, una sorta di pre-lunedì che trascorro aggirandomi come una talpa cieca per casa, ora aprendo il frigo, ora sorseggiando una tazza insipida di tè, ora giocando alla Play Station senza provarne vera soddisfazione. Meh. Aggiungiamoci che qui a La Spezia il tempo è matematicamente sempre uggioso la domenica, e avrete il quadro completo.

Ma, nonostante l'evidente pre-lunedicità di questa domenica, mi accingo comunque a chiacchierare con voi di un libro che ho finito di leggere un paio di settimane fa: "Io non sono ipocondriaca" di Giusella De Maria (Mondadori), scrittrice che non conoscevo prima che Amazon me la consigliasse fra una ricerca e l'altra. Ha scritto anche un altro libro, "Suona per me", che invero mi ero ripromessa di leggere, dato quanto mi ha divertito questo, ma non so se lo farò. "Io non sono ipocondriaca" non è propriamente una storia d'amore, anche se c'è anche quell'ingrediente a ravvivare la ricetta, ma "Suona per me", almeno da ciò che ho capito, ha proprio l'amore come ingrediente principale e personalmente non sono una grande fan di questo genere di storie. Di libri. Di film. Di canzoni. Di gente.

Protagonista del libro è la spumeggiante Nina, un'allegra e determinata ragazza di Sorrento che si destreggia fra il suo "regno delle delizie", ossia una casa immersa in un magnifico e profumato aranceto che è anche la sede operativa della sua attività di catering, e... l'ipocondria. Sì, perché, anche se lei non lo ammette neanche di fronte all'evidenza, la sua vita è scandita dalle parole magiche che ogni ipocondriaco riconosce all'istante: paracetamolo, lansoprazolo, ibuprofene, cortisone orodispersibile e tanti piccoli dispositivi e medicinali pronti all'uso che hanno il potere, in qualunque momento, di assicurare a Nina la sopravvivenza. Anche sul lavoro il suo disturbo si fa sentire: non solo nei rapporti con gli altri lavoratori, ma soprattutto con la sua fissazione per la pulizia e la disinfezione di ogni superficie, pentola e cucchiaio, anche per più volte al giorno. Che ansia, nevvero? Eppure lei non se ne accorge, anzi!, continua imperterrita a recarsi dal medico e al pronto soccorso per ipotetiche crisi d'aria, dolori strani, parestesie moleste. Sarà proprio durante uno di questi attacchi di panico che conoscerà qualcuno che le cambierà la vita: un medico giovane, scherzoso e ironico, che...  basta. Ormai lo sapete: sul più bello mi devo fermare, altrimenti poi mi usate come Wikipedia, per leggere le trame di quei film che sì, vorreste vedere, prima o poi, ma no, non oggi, va beh, leggiamo online come finisce che sennò mi perdo tre ore della giornata.

Lasciate che vi dica una cosa: questo libro non è affatto come i suddetti film noiosi che non vi va mai di vedere ma vorreste prima o poi vedere. Questo è un libro divertente, ironico, che vi strapperà risate su risate, ma anche qualche sorriso amaro. D'accordo, so cosa state bisbigliando in ultima fila: non è una lettura impegnata, va bene, e forse penserete, come me all'inizio, di avere davanti quel genere di libro che si legge come riempitivo fra "Cime tempestose" e "I miserabili"... ma non è propriamente così. "Io non sono ipocondriaca" è un romanzo semplice e leggero, è vero, ma anche molto ben scritto e trascinante: non riuscivo a smettere di leggerlo! Non mi capita con molti libri e sicuramente è l'unico ad avermi fatto questo effetto fra quelli che ho letto dall'inizio dell'anno e che potete trovare qui. Forse perché mi aspettavo poco; forse perché, dopotutto, mi ha aiutata a prendere atto di alcuni miei atteggiamenti. Anch'io, come Nina, ho un motivo serio per essere ipocondriaca, da un anno a questa parte... non serio come il suo, forse, ma in fondo la psicologia ci insegna che non è tanto il trauma che conta, a meno che non si tratti di qualcosa di estremamente grave come uno stupro o un abuso di egual sorta che minacci la nostra integrità fisica e/o mentale; è la percezione del trauma che fa davvero la differenza.

Quindi leggetelo: se siete ipocondriaci, se avete amici ipocondriaci, oppure se per qualche motivo vi sentite semplicemente giù di morale e non riuscite ad apprezzare appieno la vita. Perché... lo vedete quell'uomo? Quello in una certa camera di un certo ospedale di Bologna, seduto su un letto con le gambe nude e pelose che penzolano giù? Vi sta guardando col viso sereno, sorridente, e le sue mani sono abbandonate in grembo, sul camice operatorio. Guardate la sua pelle pallida sotto i fiocchi di cotone del camice, cinque fiocchi per ogni fianco. Le sue costole sporgenti, le sue guance ancora floride, ma che presto saranno incavate. I suoi vividi occhi lucenti, pieni di una vita che gli sta scivolando fra le dita. Lo vedete? Allora venite, sedetevi intorno a lui e ascoltate ciò che ha da dire. Ascoltate il suo insegnamento insieme a me, insieme a Nina.
Insieme alla voce gelida dell'ipocondria, dell'ansia o della pre-lunedicità che vi rode l'anima.
Ascoltate...

giovedì 11 febbraio 2016

"Sybil" di Flora Retha Schreiber e dissociazione mentale: un paio di considerazioni generali

Buongiorno!
Il postino ha appena suonato e io sono felice come un re *-* dentro il piego di libri c'era "Sybil", di cui vi ho parlato qualche giorno fa, scritto da F. R. Schreiber.
L'argomento?

Una donna vittima di un disturbo spesso molto male interpretato e spiegato al giorno d'oggi, ossia il disturbo dissociativo di identità. Naturalmente il suo e quello di Billy Milligan, protagonista del romanzo "Una stanza piena di gente" di Keyes, sono casi estremi che a loro volta rischiano di fuorviare il lettore ignaro: in genere la dissociazione mentale (della cui origine negli individui vi ho già parlato qui) assume contorni più sfumati, pur rimanendo ancorata al tipico funzionamento di switch on/off fra i vari stati mentali, o "alter", in gergo. Spesso questi alter hanno modi di pensare e agire diversi se non opposti rispetto alla personalità originale o principale e possono avere capacità diverse da lei, come saper scrivere o disegnare molto bene. Possono avere voci diverse e capita che assumano addirittura sostanze eccitanti come la nicotina, alcol o droghe, ma tutto questo può anche non succedere in maniera così definita.

Non tutti gli alter assumono il totale controllo della persona, non sempre il soggetto non sa come è arrivato in un certo luogo o si ritrova con oggetti acquistati da un altro alter. Immaginate la vostra vita: è uno scorrere fluido di eventi, di reazioni emotive ed emozioni. Potete ricostruire la vostra giornata e la vostra vita senza troppe dimenticanze, ma un dissociato non passa fluidamente da uno stato mentale a un altro: gli alter si alternano in un sistema di acceso/spento, con sbalzi d'umore molto forti. Può essere che queste persone non siano in grado di ricostruire intere fette della loro vita, con episodi mancanti o difficili da ordinare in sequenza. Gli alter possono avere anche grafie diverse e look particolari che identificano il loro costante stato emotivo, stato che codifica la struttura di comportamento reiterativo col quale finiscono per affrontare ogni momento di stress.

Se, per esempio, un alter si è dissociato dalla personalità principale col dovere di proteggerla e vendicarla in seguito a un grave trauma che ha subito da bambina o in taluni casi da giovane adolescente, il suo modo di reagire sarà sempre quello rabbioso e aggressivo di un bambino o giovane adolescente anche quando la persona sarà ormai adulta. C'è di peggio: piano piano, ogni più piccola situazione di stress diventa un trigger per attivare quel particolare stato mentale e ciò trasformerà il dissociato sempre più in un individuo guardato dagli altri con stranezza e perplessità, in quanto assumerà atteggiamenti infantili e inadeguati alla sua età effettiva.

Potrei parlarvi per ore di questa tematica sulla quale studio e che mi appassiona da tempo, ma mi fermo qui. Sappiate solo che questo libro è magnifico, sia per il tema, sia per come è scritto.
E sappiate che ne parlerò presto nel dettaglio.  Promesso.

domenica 7 febbraio 2016

Qualche nuovo acquisto libroso, qualche vecchio rimpianto


Buon pomeriggio! :)
Ultimamente sto andando un po' a rilento con la lettura, così come con la scrittura. Sono stanca, assonnata, piena di impegni lavorativi e commissioni da sbrigare. Inoltre, questo cielo plumbeo non aiuta.

'Nzomma, alla fine della fiera, mi ritrovo ancora alle prese con "Wayward Pines", primo volume, di Blake Crouch. Sempre bello, eh. Però, vado a rilento, probabilmente perché - ammettiamolo - aver già visto il telefilm e sapere come va a finire di certo non stimola l'immaginazione.
Voi direte: eh, ma ci sono anche libri che finiscono diversamente rispetto al film o telefilm.
Giusto.
"Shining", per esempio, è un romanzo con una trama completamente diversa dal libro: cambia praticamente tutto, non solo la morte dell'antagonista, ma addirittura c'è un personaggio che nel film muore e nel libro no. Per dire. Senza contare che nel film Kubrick ha puntato la sceneggiatura sul concetto di psicosi mentale, mentre nel libro il motivo principale della discesa nella follia di Jack Torrance era da ricercarsi nell'influenza nefasta e soprannaturale del cimitero dei nativi indiani sul quale era stato costruito l'Overlook Hotel.
Tutto vero, ma non è il caso di "Wayward Pines".
O gli sceneggiatori sono stati bravissimi, o non hanno avuto fantasia; in ogni caso, il telefilm per ora è quasi identico al libro. Solo un elemento - la trama parallela della moglie del protagonista, Theresa - è diversa e la cosa mi piace... ma non abbastanza da non riuscire a mollare il libro, come invece mi accadeva, ai buoni vecchi tempi, con i primi romanzi di Stephen King. E non solo: anche "Sfera" di Crichton mi ha fatto quest'effetto, così come "Il signore delle mosche" di Golding e diversi altri.

A parte tutto ciò, ho anche qualche news librosa: dopo aver letto "Le strade delle montagne" della Austin, di cui trovate la recensione sul blog, ho ordinato in libreria "Camminare" di Thoureau, che dall'estratto gratuito su Amazon sembrava molto bellino, con una premessa avvincente. E ho anche preso questi due ragazzacci della foto: a sinistra, "La quinta onda" di Yancey, di cui è uscito il seguito di recente (ma, prima di comprarlo, vorrò pur leggere il primo e vedere se mi garba? Sì? Sì), mentre sulla destra vedete un piccolo capolavoro: "Una stanza piena di gente" di Keyes, che mi ha consigliato una fan dopo l'acquisto di "Sybil" di F. R. Schreiber, di cui vi ho parlato qualche giorno fa. Entrambi i libri parlano di una tematica che mi interessa molto: il disturbo dissociativo d'identità. E se da un lato Sybil rappresenta un caso clinico notevole - una decina di personalità multiple ben distinte in un'unica donna - in un certo senso quello di Billy Milligan, protagonista dell'altro romanzo, è un caso ancora più particolare. 24 personalità multiple, tutte ben distinte e separate, con accenti diversi, hobby diversi, attitudini e capacità diverse.

Mi sono letta tutta la biografia di Billy e ne sono rimasta agghiacciata: il padre si è suicidato quando lui aveva solo 4 anni e il patrigno ha iniziato a violentarlo solo un anno o due dopo, abusando di lui in ogni modo. Da lì, la disgregazione della sua identità, come in un gioco di specchi che rendono l'orrore della realtà il più lontano e distorto possibile, cosicché la mente possa allontanarsene, dimenticarlo, ma non rimuoverlo.
Il dolore è sempre lì, come una palude sopra la quale sia cresciuto un soffice strato d'erba.
E' lì, e aspetta.

"La luce crede di viaggiare più veloce di ogni altra cosa, ma si sbaglia. Per quanto veloce viaggi, la luce scopre che l'oscurità arriva sempre prima, ed è lì che l'aspetta."

Terry Pratchett

giovedì 4 febbraio 2016

"Sybil" di F. R. Schreiber, personalità multiple e disturbi dissociativi dell'identità

Ri-buongiorno!
Gioiagaudio a tutti voi!
Come state? La famiglia? Il gatto?
Bene, bene. Anch'io sto bene. Abbastanza, almeno, e questo per via di alcuni motivi: prima di tutto, perché finalmente sto riprendendo in mano la mia vita, riappropriandomi del legame con il mio corpo e la mia alimentazione; secondariamente per via del fatto che sto riprendendo a lavorare sui miei racconti horror e fantascientifici, oltre a continuare a portare avanti la progettazione del secondo romanzo, cosa che mi rende alquanto gioiosa. E ciò si connette al progetto di cui chiacchieravo qui sul blog l'altro giorno, quello che ha a che fare con una certa casa editrice e certi giovani autori. Ne saprete presto di più, promesso :D

Uh, oggi ho scovato online un romanzo interessante, fuori catalogo da diversi anni: trattasi di "Sybil" di Flora Rheta Schreiber, la storia vera di un caso psichiatrico singolare: una donna la cui personalità veniva assunta periodicamente da ben 16 personalità dissociate strutturate, o ANP, in gergo. È un argomento che mi interessa molto e che troppo spesso viene travisato dalla società, assimilando gli individui dissociativi a schizofrenici, o peggio.
In realtà, le persone schizofreniche sono intrappolate in una sindrome psicotica che ne mette a repentaglio l'autoconservazione e distorce la realtà da loro percepita; vero è che anche un dissociato può talvolta essere vittima di paranoie e psicosi, ma in genere si tratta di individui che, a seguito di un trauma vissuto in condizioni di stress spaventoso o di abusi subiti nell'infanzia, spesso da parte della famiglia, si ritrovano a non poter rispondere psicologicamente in maniera adeguata alla situazione. Creano perciò un alter ego, spesso rabbioso, vendicativo e/o iperprotettivo che diventa il loro scudo contro gli orrori della vita, una vita che li ha spezzati e frammentati in riflessi su una pozza di vetri di uno specchio. L'alter si alterna alla personalità principale secondo una modalità di switching on/off che lo fa apparire quando qualcosa del presente sollecita la memoria dell'individuo connettendolo al trauma subito nell'infanzia.

Tipicamente, un altro alter ego è quello del bambino indifeso e disperato, terrorizzato, che si sente colpevole, pieno di vergogna e in qualche modo sporco, eternamente cristallizzato in queste sensazioni autolesioniste negative che ritardano di anni lo sviluppo naturale e integrato della persona che le varie parti dissociate concorrono a formare.
L'alternanza fra parte remissiva e terrorizzata e parte aggressiva e persecutrice diventa disfunzionale spesso in tarda adolescenza, quando l'individuo si ritrova a non poter più affrontare la vita con reazioni emotive che il suo cervello non ha mai maturato, rimaste all'età infantile (parte bambina) o a quella adolescenziale (parte vendicativa e che si sente invulnerabile).

E... va bene, la smetto.
Non voglio tediarvi troppo, ma è un argomento davvero interessante. E infatti vi consiglio di leggere, in merito, il libro che sto finendo anch'io: "La dissociazione traumatica: comprenderla e affrontarla" di Suzette Boon. Bello, completo e con tanti esercizi. E ora torno a morire lentamente di sonno sul divano, direi. Sapendo che dopo mi aspettano millanta ore di compiti di tedesco.
Meh.