domenica 24 aprile 2016

Nuovi libri sullo scaffale e consigli di lettura

Buonasera, popolo dell'inchiostro!
Quest'oggi vi diletto con un piccolo haul, come si dice in gergo, ossia vi dico che me so' comprata e ve guardo rosicà. Non è la mia intenzione, lo giuro, ma la traduzione spiccia è questa.
Nelle ultime settimane non sono riuscita a comprarmi nulla di nulla: febbre, bronchite, apocalisse zombie - insomma, me ne sono capitate di tutti i colori, e così non c'è stato verso di uscire. Voi direte: e internet? Sì, tutto molto bello, ma avevo la postepay scarica e paypal a secco. E poi, stavo male. Soprattutto perché non mi compravo niente, sospetto, ma non ha importanza, perché finalmente ieri mi sono tolta qualche soddisfazione.


In realtà, non avrei dovuto cedere alla tentazione di acquistare libri: fra qualche settimana sarò al Salone del Libro a Torino, pertanto avrei dovuto sospendere ogni acquisto. Eppure, la Feltrinelli era lì, tutta luccicante, e mi sussurrava che comprare qualcosa ieri mi avrebbe alleggerita in termini di peso e spese a Torino. Mai voce fu più sciropposa.

Il primo libro che ha conquistato la mia attenzione è stato "Vicolo Cannery" di J. Steinbeck (Bompiani), uno dei miei autori preferiti. Oddio, in realtà è stato il bollino col 25% di sconto ad attirarmi, ma poi quel bel cognome stampato lì mi ha convinta a chinarmi e cogliere questo libro come fosse un fiore di carta.
La trama è la seguente: "Romanzo della maturità del grande scrittore americano, "Vicolo Cannery" narra di un mondo in cui vivono usurai, pescatori, ruffiani, giocatori ed emarginati di tutte le razze. In questo microcosmo di diseredati spicca la figura di un solitario e misterioso biologo che, nonostante la differenza di classe, si interessa a loro instaurando un rapporto di affettuosa amicizia e solidarietà umana. Insieme imparano a farsi burla del destino riuscendo a costruirsi un'esistenza degna di essere vissuta, che finisce per rendere questi personaggi eroi e simboli del vivere quotidiano. Nella narrazione scanzonata delle avventure di questa umanità, Steinbeck restituisce il ritratto tragico e al tempo stesso comico di uomini e donne vittime di un grande equivoco morale, l'altro volto del benessere americano."
Ciò che mi ha più colpita sono già le prime righe, che catapultano il lettore in questo vicolo pieno di merce e personaggi forti, tratteggiati a tinte violente, vivide, vibranti.

Il mio secondo acquisto - e qui sono venuta meno ai miei buoni propositi per il Salone, perché questo titolo era nella mia wishlist - è stato un libro che adocchiavo già da tanto, "Anche noi l'America" di Cristina Henrìquez (NNE). Avete notato che adoro la letteratura americana, specialmente quella con un sapore retrò, che parla della polverosa e cruda realtà della strada? Sì? No? Beh, sapevatelo.
Comunque, la trama del romanzo, invero scritto molto bene, è questa: "Maribel Rivera è una ragazzina bella e felice, fino all'incidente che le cambia la vita. I genitori decidono di abbandonare la sicurezza della propria casa in Messico per trasferirsi negli Stati Uniti, nel Delaware, così da garantirle la migliore assistenza possibile. Il sogno americano dei Rivera si traduce nella possibilità di dare un futuro alla figlia. Mayor Toro vive nella casa accanto, e la sua famiglia è arrivata dal Panama quindici anni prima. Il ragazzino è il solo che riesca, lentamente, a entrare in sintonia con Maribel e a farle tornare il sorriso. Le voci di Mayor e di Alma, la madre della ragazza, si alternano con quelle della comunità dei vicini: uomini e donne dalle vite divise, che devono lottare per conquistare un nuovo presente lasciandosi alle spalle la nostalgia e le fatiche del passato."

Il mio ultimo acquisto è stato in realtà poco ragionato, ma quando il gioco si fa duro... insomma, quella roba là. L'altro giorno chiacchieravo con La Leggivendola di copertine curiose e lei, con leggerezza, mi ha buttato lì questo titolo: "Stazione undici"di Emily St. Joh Mandel (Bompiani). E magari lo avrei anche tralasciato, se subito dopo Erica non avesse sussurrato due paroline magiche: romanzo distopico. Avete presente quelle pubblicità in cui c'è questo gran pezzo di manzo che cammina fra schiere di femmine vogliose che si strappano i vestiti di dosso solo perché lui indossa un profumo con un nome tipo "Sì", "Io", o "Io sì"? Bene, a me quelle due parole fanno lo stesso effetto. Romanzo distopico, e parte la fontana di Trevi.
Ma andiamo alla trama: "Kirsten Raymonde non ha mai dimenticato la sera in cui Arthur Leander, famoso attore di Hollywood, ebbe un attacco di cuore sul palco durante una rappresentazione di Re Lear. Fu la sera in cui una devastante epidemia di influenza colpì la città, e nel giro di poche settimane la società, così com'era, non esisteva più. Vent'anni più tardi Kirsten si sposta tra gli accampamenti sparsi in questo nuovo mondo con un piccolo gruppo di attori e musicisti. Tra loro si chiamano Orchestra Sinfonica Itinerante e si dedicano a mantenere vivo ciò che resta dell'arte e dell'umanità. Ma quando arrivano a St. Deborah by the Water si trovano di fronte un profeta violento che minaccia l'esistenza stessa di questo piccolo gruppo. E man mano che gli eventi precipitano, in un continuo viaggiare avanti e indietro nel tempo, mostrando com'era la vita e com'è dopo la grande epidemia, ecco che l'imprevedibile evento che unisce tutti i personaggi viene rivelato. Riuscirà a quel punto l'umanità a sconfiggere i suoi fantasmi e conquistare un nuovo futuro?".

Non vedo l'ora di leggere tutto quanto, anche se al momento mi sono data alla rilettura di "La sfera del buio" di Stephen King, il quarto volume della saga della Torre Nera. Non è il mio volume preferito fra i sette, ma è comunque molto bello e corposo.
In effetti, ho riletto questa saga tante di quelle volte che mi pare incredibile non averci ancora scritto sopra un post, ma... è difficile. E' come quando il vostro vestito preferito è macchiato e volete lavarlo, ma sapete che, facendolo, rischierete di rovinarlo. Non vi decidete mai e intanto consumate tutto ciò che avete in casa. Per la Torre Nera è lo stesso. Non si tratta solo di un libro, o di una saga, ma di una bibbia, per me. E' come un tatuaggio che per qualche mese è sbiadito, mentre per il resto dell'anno mi chiama a gran voce, gridando dalla pelle. E accade ogni anno, da quando l'ho letta la prima volta, senza esclusione. Il richiamo inizia a maggio, in genere. Penso che sia per via delle rose. Chi l'ha letto, capirà. Chi non l'ha letto... perdio, rimediate. Leggetelo, finché i Vettori resistono e la trama dell'esistenza non vi si disfa tra le dita.

mercoledì 20 aprile 2016

Due chiacchiere sul programma del Salone del Libro di Torino 2016

Ben ritrovati, miei cari, in queste lande di bit e inchiostro virtuale.
Questa sera vorrei chiacchierare con voi del programma del Salone del Libro 2016 di Torino, premettendo alcune cose: 

1) per ora è uscito solo sulla APP per smartphone;
2) come ogni anno, mancano solo tre settimane all'evento.


Come potrete intuire dal punto numero 2, sono un po' contrariata dal fatto che, ogni anno, il programma venga divulgato solo pochi giorni prima rispetto alla manifestazione: e non una manifestazione piccola o d'interesse locale, manco fosse la "Libri e fagioli a Pizzo Calabro" (cittadina che non conosco ma per la quale nutro rispetto e affetto, ci tengo a dirlo), bensì internazionale.
Tutte le volte mi ritrovo, come immagino molte persone, a dover arrivare all'ultimo e non sapere ancora se e quando prenotare i biglietti del treno, l'hotel, se dormire da qualche amico e via così, per non parlare della richiesta di ferie sul lavoro. Proprio l'altro giorno, dato che le tariffe super economy stavano finendo, ho dovuto comprare il biglietto su Trenitalia e proprio oggi cosa vado a scoprire?
Che gli unici eventi di mio interesse ci sono l'unico giorno in cui non sarò al Salone (giovedì), a parte uno che si terrebbe venerdì alle 13.30, ma... sorpresa! Il treno che ho scelto per comodità di prezzo e orari arriverà a Torino alle 13.40, rendendomi impossibile partecipare anche a questo incontro. Meh.
Ciò mi dispiace particolarmente, perché si tratta di un evento dal titolo "La scelta di Chris" e che parla di Chris McCandless, il protagonista del celeberrimo libro e film "Into the wild". All'evento ci sarà addirittura la sorella, Carine McCandless, che parlerà del background famigliare che ha portato suo fratello alla scelta drammatica ma inflessibile di abbandonare la società per iniziare un viaggio di anni a piedi, armato di uno zaino, qualche libro e pochi altri arnesi di fortuna, verso la sua meta finale: l'Alaska, per vivere nella natura selvaggia.


Quest'anno il Salone organizza anche altri eventi che mi hanno incuriosita, come ad esempio l'incontro con Stefano Benni, che però... indovinate? Sì, si svolgerà di giovedì. Sigh.
Devo dire, comunque, che l'offerta di quest'anno non mi ha fatta impazzire; molti incontri saranno con autori di saggistica, oppure si tratterà di conferenze a tema religioso, criminale o che parleranno dei vari aspetti dell'Olocausto. Un tema sempre attuale e importantissimo, per carità, ma che è stato affrontato da molti punti di vista e in moltissime occasioni, motivo per cui mi aspettavo una rosa di proposte più diversificata. Interessanti gli appuntamenti con protagonista il giallo nella letteratura e i suoi legami con il noir e lo psico-thriller, ma anche qui avrei preferito più incontri - magari basati sui vari generi letterari, non solo sul giallo. Anche i nomi dei grandi autori nazionali e internazionali non mi hanno soddisfatta particolarmente.


C'è da dire che, in occasioni come questa, si ha di fronte una preziosa possibilità: prendere la lista di papabili incontri che avevamo in mano, appallottolarla e infilarsela in tasca, lanciandoci nelle varie sale conferenze e gustando così assaggi di letteratura, saggistica e attualità che non avremmo mai scelto ma che invece possono rivelarsi notevoli. Tutto sta al punto di vista che scegliamo di assumere, in fondo.

Per quanto mi riguarda, temo che, a parte un incontro alle ore 12 di sabato sulla magia "da Galileo a Harry Potter", mi concentrerò più che altro sull'acquisto dei libri che spero tanto di trovare *_*

Questa è la mia lista:

Fiori per Algernon - Daniel Keyes (TEA)
Girl Runner - Carrie Snyder (Sonzogno)
Il bazar dei brutti sogni - Stephen King (Sperling & Kupfer)
Doromizu, acqua torbida - Mario Vattani (Mondadori, collana Strade Blu)
Vesuvio Breakout - Giorgio Riccardi (Dunwich)
Piccola Filosofia dello zombie - Maxime Coulombe (Mimesis, collana Il caffè dei filosofi)
Non ho ancora finito di guardare il mondo - David Thomas (Marcos Y Marcos)
Gli abitanti del regno perduto - Lorenza Zanoni (Pegasus Edition)

Quelli che posso aspettare a prendere, ma che mi garberebbero comunque nel caso beccassi qualche sconto (aspetta e spera, Alice, ndr):

Maze Runner, il labirinto - James Dashner (Fanucci)
Il piccolo regno - Wu Ming 4 (Bompiani)
Sottrazione - Carlo Sperduti (Gorilla Sapiens)
Four - Veronica Roth (De Agostini) 
A casa del diavolo - Evgenij Zamjatin (Monte Università Parma)
Cento Racconti - Ray Bradbury (Mondadori)

Peccato per la Pegasus, che temo non sarà al Salone :(

E voi? Qual è la vostra lista per Torino? :)

martedì 19 aprile 2016

"Le avventure del topino Despereaux" di Kate DiCamillo e davvero molta gratitudine

Buon giorno Gioiglorioso a tutti!
Come state? Siete passati indenni attraverso il labirinto laser di virus primaverili di ogni tipo? Sì? Bene, perché io invece mi ci sono rotolata in mezzo come un orso nel miele. Solo che non era esattamente miele, se capite cosa intendo.

Ma!


Dopo settimane di misera esistenza sul divano, oggi torno con un nuovo post sul blog. Voglio raccontarvi qualcosa del libro che ho appena finito di leggere: "Le avventure del topino Despereaux" di Kate DiCamillo, che fino alla fine pensavo essere italiana e che poi ho scoperto, nella mia imbarazzante ignoranza, essere americana. Ma proseguiamo.

Questo libro è arrivato nella mia vita nel modo migliore che possa capitare a un lettore: lo trovai su una bancarella di libri in una fiera, o meglio... fu lui a trovarmi. Sì, perché io stavo frugando da tutt'altra parte, quando sentii la sua costa bussarmi gentilmente sul dorso della mano, schiarirsi la gola polverosa e presentarsi.
Inutile dire che poco dopo era al sicuro nella mia borsa (sì, ho pagato), mentre io me ne andavo saltellando verso una bancarella di krapfen alla crema. Che volete farci? Son cose che capitano, in una fiera.
Ebbene, avevo già sentito parlare di questa storia, ma solo nei trailer del film d'animazione omonimo che avevo trovato in altri DVD. Film, peraltro, che non ho mai trovato in giro, nemmeno nelle bancarelle, ma che mi ha sempre incuriosita. Capirete quindi la mia viva e vibrante soddisfazione nell'iniziare a leggerlo e a rendermi conto che non si trattava solo di una fiaba popolata di topini, bensì di un romanzo vero e proprio, anche se al sapore di fiaba. Un po' come se addentaste un krapfen alla crema e dentro fosse alla cioccolata, insomma. Può essere una grande sorpresa, o una delusione.


Nel mio caso, sicuramente "Le avventure del topino Despereaux" sono state una grande e gradita sorpresa: la trama è ben congegnata, lo stile è fresco, scorrevole e coinvolgente; sono i personaggi, però, a essere i veri protagonisti delle mie lodi, perché in poche righe la DiCamillo riesce a tratteggiarli in maniera indelebile. E' come se fosse un libro pop-up, in un certo senso: i personaggi emergono rispetto allo sfondo, seppur ben descritto, e le loro gesta rimangono impresse negli occhi e nel cuore di chi legge. A partire da un personaggio secondario, ma veramente secondario, che però incontriamo subito nella storia: la mamma di Despereaux, una topina francese di nome Antoinette con la erre moscia e la cui parola preferita è disappunto. Non vi sembra già di sentirla parlare? A me sì, ed è lo stesso per tutti gli altri personaggi, dal topino Despereaux al ratto Roscuro, dalla Principessa Pri al mio personaggio preferito, Braciola Oink, le cui disgrazie e i maltrattamenti subiti fin da bambina vengono descritti in maniera delicata ma educativa, toccante.

Un'ottima lettura per i bambini, quindi, con il narratore che si rivolge continuamente al lettore, con gli inviti a cercare parole nel dizionario e quant'altro; adatta anche agli adulti, comunque, perché trovo che soprattutto in loro vi sia un bambino che ha disperatamente bisogno di storie.
Non posso far altro che consigliarvelo e accompagnarvi all'ultima sezione di questo post, dedicata a un paio di considerazioni e di ringraziamenti.

Diciamo che è un po' complicato parlarne.
Non perché non voglia, ma perché è una storia lunga. Ho sofferto molto, nella mia vita, e a causa di questo e anche della mia indole caratteriale ho sempre reagito in modo... inadeguato. Alle cose brutte, soprattutto, ma anche a quelle belle. Non sono stata sufficientemente grata per il riconoscimento conseguito grazie al Premio Letterario Nazionale Neri Pozza, né verso le persone che mi sono state accanto, anche se talvolta "da antagonisti", ma sempre per il mio bene. O così penso adesso, almeno.


Sono cambiata molto nell'ultimo anno e ancora di più nell'ultimo mese e mezzo. Ci sono cose del mio passato di cui non vado fiera, ma ho smesso di pensare alla me stessa di qualche anno o mese fa con vergogna: ho fatto degli errori, di alcuni ho delle colpe, di altri no (dei più gravi no, e questo mi consola); per molto tempo sono stata una vittima e per altrettanto sono stata solo un essere rabbioso che si rivolgeva agli altri in modo passivo-aggressivo, anche se senza averne l'intenzione e senza accorgersene. Ci tengo a sottolinearlo: mai ho pensato o voluto essere ingrata o inadeguata nei confronti di chicchessia.

Non so nemmeno se queste persone leggano il mio blog, ma ci tengo a scriverlo qui, in modo che sia indelebile: mi dispiace e penso davvero il meglio di voi. Penso che i vincitori ne abbiano ogni merito, che chi ha voluto darmi dei consigli lo abbia fatto per il mio bene e che tutti quanti possiamo commettere errori, vincitori, vinti, e anche consiglieri. Penso che io debba ancora crescere molto e che tutte le persone che incontrerò sul mio cammino saranno preziose per aiutarmi a farlo.
Spero che queste parole possano trasmettervi quanto sono dispiaciuta per eventuali miei atteggiamenti errati e spero anche che mi sarà concesso di porvi rimedio. Io non porto rancore, per la prima volta nella mia vita, e penso solo al mio percorso, che sarà in salita ma anche bellissimo. Il panorama non ha eguali, ed è anche grazie a voi e a tutti gli amici che mi hanno sostenuta fino a qui.
Grazie, ragazzi, vi voglio bene.

E dopo tutto questo, non vi annoio più. Voglio solo ringraziare ogni singolo lettore per la pazienza, la costanza e la gentilezza con cui legge queste pagine e, qualche volta, le commenta.
Vi abbraccio tutti :) 

giovedì 7 aprile 2016

Gocce d'inchiostro #17: pozioni, verbena e due libri che volano per posta

Buongiorno! :D
Iniziamo la giornata con qualche news fresca, croccante e dallo strano sapore di verbena:


1. Ho quasi finito "Insurgent" di Veronica Roth. E' incredibile quanto sia facile leggere quattrocento pagine in tre giorni scritte da lei e quanto invece ci abbia impiegato tre settimane per leggerne quasi la metà di Haruf. Devo ancora scrivere la recensione di "Benedizione", lo so, ma oggi ho avuto una ricaduta per quanto riguarda la bronchite e sono sempre divisa fra mille impegni. Cercherò di rimediare.


2. Ieri ho ricevuto due libri di Terry Salentina, una scrittrice pugliese di cui sono amica da tanto tempo. Ho già letto il primo - una raccolta di poesie - tutto d'un fiato e a breve inizierò anche il romanzo breve, così potrò scrivere una recensione complessiva di tutte le sue opere. Fra l'altro, proprio ieri ho avuto un'idea per un piccolo progetto. Qualcosa di sciocco, forse... ma inarrestabile.


3. La verbena è per via di un olio essenziale che possiedo fin dal Liceo. Allora ero fissata con la magia e col realizzare "pozioni" che, secondo me, funzionavano alla grande. In realtà erano intrugli di erbe e olii essenziali, ma vi dirò due cose: la prima è che è il trasporto e la disperata passione con cui si tenta un'impresa che le infonde vero potere. La seconda: ancora oggi, quasi vent'anni più tardi, credo fermamente che quelle pozioni funzionassero al loro scopo. Uno scopo che non era guarire gli altri, o farli innamorare, né farli sentire più forti.

Era far sentire me così.
E ci sono riuscite. ;)

domenica 3 aprile 2016

Wreck this journal: una trovata geniale?

Buongiorno! :D
Qualcuno di voi se ne ricorderà: mesi fa sono stata a Bergamo e lì, nella città alta, ho trovato una delle più belle librerie indipendenti che abbia mai visto (qui trovate il post). Lì dentro avevo visto un... libro? Giornale? Diario? Difficile definirlo. In ogni caso, era qualcosa e mi aveva colpita.


Si intitolava "Wreck this journal", ossia "Distruggi questo quaderno". Bastava aprirlo per capire che il titolo diceva sul serio: c'erano pagine che invitavano a essere strappate e fatte marcire con acqua e magari farci crescere dentro un seme di una pianta, oppure altre in cui si invitava a colorare un disegno fuori dai bordi, oppure un'altra che invitava a scarabocchiare con tutta la forza e la liberazione di cui il lettore aveva bisogno.
Ne ero rimasta incantata... poi, dato che avevo già acquistato altri tre o quattro libri, l'avevo lasciato lì. A malincuore.


Ieri l'ho ritrovato su Amazon e, questa volta, complice il prezzo accettabile (una decina di euro) non me lo sono lasciato scappare. In realtà ne ho prese altre due copie da regalare a due miei amici che, sono certa, apprezzeranno molto l'idea straordinariamente creativa... e ora non vedo l'ora che arrivi.
Io trovo che sia una trovata geniale e anche un fantastico regalo da fare a chiunque, specialmente a un adolescente. In quell'età si ha bisogno di cose di questo tipo, di libri interattivi che ti permettano di sentirti libero, folle, creativo, artista, felice.
Chi di voi ha mai usato questa meraviglia? Cosa ne pensate?





sabato 2 aprile 2016

Gocce d'inchiostro #16: in cui mi sento benedetta, poi insorgo e alla fine vedo Stephen King che balla il tip tap

Ma buongiorno *__* oggi mi sveglio morendo lentamente per la febbre (parrebbe un controsenso, e invece...), ma in compenso vedo un bel numero sulla pagina FB connessa al blog: 260 fan! Non so come ringraziarvi! :3
Vi lascio qualche goccia d'inchiostro veloce veloce:


1. Vi piace la nuova veste grafica della pagina FB? Eh? Eh? *___* Che poi, veste grafica. Si tratta solo di aver cambiato due immaginette. Però mi garbano non poco, ecco. Spero che piacciano anche a voi. Vedrò a breve se aggiornarle anche sul blog, fatemi sapere che ne pensate!


2. Ho finito di leggere "Benedizione" di Kent Haruf e, alla fine dei conti, il fatto di esserci riuscita è già una benedizione, per me. Il motivo ve l'ho anticipato in uno degli ultimi post sul blog, ma vedrò di parlarvi meglio quanto prima di questo strano libro. Ho opinioni contrastanti su di esso, ma non voglio dire altro, per ora. Comunque, è finito. FINITO. Divinità a caso, grazie per aver ascoltato le mie preghiere.


3. Una volta riposto quello sullo scaffale, ho iniziato a darci dentro con un nuovo libro: "Insurgent" di Veronica Roth, il secondo della trilogia di Divergent. Il primo mi era piaciuto un sacco, ma poi avevo preferito intercalare altro fra quello e il secondo capitolo della saga. ENORME ERRORE: in un paio d'ore (prima che la febbre mi facesse venire le allucinazioni di Stephen King che ballava il tip tap nel mio salotto, comunque) ne ho lette quasi 120 pagine filate. Bellissimo, davvero. Alcuni dicono che il secondo sia il romanzo meno avvincente fra i tre, ma per ora mi sta piacendo tantissimo. Adoro lo stile di scrittura della Roth, semplice, senza fronzoli, improntato all'azione, ma con una buona caratterizzazione dei personaggi e qualche pennellata qua e là che dipinge uno sfondo vibrante, ricco di sensazioni.



4. Mercoledì ci sarebbe il nuovo appuntamento del Club del Libro, ma io non potrò andarci. Rabbia. Comunque, il libro che dovevamo leggere ("Memorie di Adriano" di Marguerite Yourcenar) non fa proprio per me. Spero che per l'ultimo mese prima delle vacanze estive leggeremo un libro più nelle mie corde, tipo un classico della fantascienza. O dell'horror. Sì, lo so che non accadrà, ma la febbre sta tornando e prima che Stephen King ritorni a esibirsi mi godo un po' di sogni a occhi aperti.